Mohammed Hasan ha lasciato l’Iraq nel 2015. Nel suo paese lavorava a stretto contatto con l’Esercito italiano. E proprio questa sua attività lo ha messo in pericolo, tanto da decidere di lasciare ogni affetto per fuggire.

Un viaggio lungo, prima attraverso la Turchia. Poi la traversata in mare per raggiungere l’Europa: la Grecia, la Serbia e infine l’Italia.

Un racconto a tratti commuovente il suo, rivolto al folto pubblico del Festival d’Autunno che ha partecipato a “Vita da Sprar”. Un evento del cartellone culturale della rassegna diretta da Antonietta Santacroce che ha voluto far conoscere,  dalla diretta voce dei protagonisti, come si vive all’interno di queste strutture che rientrano nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

PADRE PIERO PUGLISI: “ISPIRATI DAL VANGELO. UN MONDO COLORATO E’ PIU’ BELLO”

L’ incontro a più voci è partito da un breve e inedito reportage negli Sprar di Squillace, Gasperina e Girifalco, tre dei dieci centri  gestiti dalla Fondazione “Città solidale” diretta da padre Piero Puglisi, il quale è anche direttore dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Catanzaro. «E’ da 25 anni che mi occupo di disagio ed emarginazione – ha detto – e sono davvero grato che il Festival abbia deciso di affrontare un tema così complicato soprattutto di questi tempi. Quella che vi raccontiamo questa sera è un’esperienza che ci ha arricchito tantissimo. Nella nostra attività ci poniamo sempre l’obiettivo di offrire agli ospiti degli ambienti familiari: le nostre case le vogliamo belle, accoglienti e armoniose: chi arriva deve poter sentirsi bene per sanare le ferite interiori inferte da tanta sofferenza».

Puglisi ha ricordato come l’esperienza degli Sprar che la Fondazione porta avanti è un’emanazione della Caritas diocesana. «Si tratta perciò di un servizio – ha proseguito – che non può prescindere dal prendere come riferimento il Vangelo. Ma non con l’atteggiamento di chi sale in cattedra e vuole imporre qualcosa.

Piuttosto con quello di chi si fa fratello e attraverso lo scambio e l’integrazione si arricchisce. Molti immigrati nostri ospiti – ha concluso – sono di altre religioni. Questo non ci impedisce di convivere serenamente.

Ecco perché possiamo testimoniare che un mondo “colorato” non solo è possibile ma anche più bello».

COMUNITA’ LOCALI E SPRAR:  L’ESPERIENZA (FELICE) DI GIRIFALCO

A moderare gli interventi Mauro Vitaliano, responsabile dello Sprar di Satriano, il quale dopo aver  definito padre Piero Puglisi «un visionario, capace di organizzare la vita interna di 19 strutture, dare lavoro a 100 operatori e accoglienza, finora, a oltre 2000 persone», ha dato la parola a Francesco Lamanna, operatore dell’integrazione nello Sprar di Girifalco.

«Noi operatori – ha spiegato – svolgiamo un duplice compito: da una lato educare gli ospiti, dall’altro il territorio all’accettazione e all’integrazione. Devo dire – ha proseguito – che l’esperienza di Girifalco è straordinaria: siamo costantemente supportati, nelle nostre attività, dagli abitanti, dalle associazioni, dalle imprese che operano sul territorio. Certamente si tratta di un risultato che nasce da un percorso complesso ma che regala delle grandi soddisfazioni sul piano umano».

BUROCRAZIA E DIFFIDENZA: IL RUOLO FONDAMENTALE DEL LEGALE E DEL MEDIATORE

Della complessità burocratica e dell’iter da seguire dal momento dello sbarco fino al riconoscimento dello status di rifugiato ha relazionato  l’operatore legale Wahab Issaka. «La difficoltà maggiore – ha spiegato – è quella di ricostruire le memorie di viaggi che a volte durano anche anni.

La situazione non è semplice anche perché le normative cambiano e sono sempre più stringenti. Bisogna fare un lavoro complesso anche per ottenere la fiducia di chi arriva da un paese diverso. In questo, un lavoro fondamentale è quello del mediatore culturale». Attività che svolge  Om Kaltoum Bakkali.

Arrivata in Italia a 18 anni, oggi si definisce «la sorella di questi stranieri ai quali deve insegnare a camminare con le proprie gambe sul territorio italiano. Non è per nulla semplice – ha spiegato – perché è come se fossi una spugna pronta ad assorbire le mille problematiche connesse alla situazione di chi è appena arrivato in un paese molto diverso, per cultura e tradizioni, dal proprio.

Occorre molta pazienza ma avendo vissuto anche io questa situazione di difficoltà, non posso che mettermi a disposizione di chi vive un forte disagio».

SANTACROCE: “CONOSCIUTA UNA REALTA’ SENZA FILTRI E PREGIUDIZI”

A chiudere gli interventi il direttore artistico del Festival d’Autunno, Antonietta Santacroce. «Con questo appuntamento si concludono gli eventi culturali, quest’anno dedicati ai temi dell’accoglienza e dell’integrazione.

E’ stato un viaggio molto interessante – ha detto – che ci ha fatto conoscere un mondo complesso dalla viva voce dei protagonisti.

Abbiamo avuto modo, lasciando la politica fuori dal dibattito, di farci una nostra idea sul fenomeno dell’immigrazione.

Medici, uomini di legge, insegnanti, mediatori culturali, operatori dell’integrazione, pedagogisti hanno portato la loro esperienza e, senza dubbio, ci siamo tutti arricchiti da un punto di vista umano, conoscendo senza filtri e pregiudizi una realtà molto diversa da quella che ci viene spesso raccontata.

Considerata l’alta affluenza di pubblico – ha concluso – ritengo che anche quest’anno il tema che ha fatto da fil rouge al cartellone sia stato molto apprezzato».

GRANDE ATTESA PER IL CONCERTO DI SERGIO CAMMARIERE

Dopo “Vita da Sprar”, gli appuntamenti del Festival proseguiranno con uno spettacolo imperdibile: il 27 ottobre sarà ospite del Teatro Politeama Sergio Cammariere con un concerto che riproporrà i suoi grandi successi ma anche molta parte della sua produzione legata alla musica brasiliana.

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