Vittorio Daniele è Professore Ordinario di Politica Economica all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Nel suo ultimo libro, appena edito da Rubbettino, «Il paese diviso. Nord e Sud nella storia d’Italia», affronta il grande nodo della nascita e dell’aumento del divario politico, economico e sociale tra Nord e Sud d’Italia. Gli abbiamo chiesto un commento ai dati appena pubblicati da OCSE-PISA che mostrano una sostanziale differenza nei risultati tra gli studenti del Settentrione d’Italia e quelli del Meridione:

VITTORIO DANIELE: «I risultati dei test scolastici Ocse-Pisa 2018 mostrano ancora come l’Italia sia, sotto il profilo dell’istruzione, un paese diviso. In matematica, i quindicenni italiani del Nord-Est hanno ottenuto 515 punti, mentre quelli del Sud-Isole (Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia) 445 punti, cioè 70 in meno. Nella graduatoria degli 80 paesi in cui vengono condotti questi test, il Nord-Ovest si collocherebbe all’undicesimo posto insieme con la Svizzera, mentre Sud-isole al cinquantesimo posto, insieme con la Malesia e poco al di sopra dell’Albania. In lettura e comprensione di un testo, l’85% degli studenti del Nord-Est raggiunge almeno il livello 2, considerato quello minimo di competenza, mentre nel Sud-Isole solo il 65% degli studenti raggiunge questo livello.
Questi risultati non dipendono tanto, come si potrebbe dedurre da una lettura superficiale, dalla qualità dell’istruzione, quanto dalle differenze sociali, culturali ed economiche tra i contesti familiari e territoriali da cui provengono gli studenti. Risultati così diversi nei test, ci mostrano come gli svantaggi iniziali si riflettano sul percorso di studi e, dunque, sulle prospettive occupazionali future degli studenti. Le disuguaglianze di partenza, familiari e sociali, si trasmettono così nel tempo, tra le generazioni. Per questo motivo, questi dati dovrebbero indurci a riflettere non solo sul ruolo della scuola, che rimane fondamentale per la mobilità e l’equità sociale, ma anche sulle politiche per ridurre le disuguaglianze tra individui e territori. Perché in Italia, più che in altri paesi europei, i destini individuali dipendono, in buona parte, dal luogo in cui si nasce».

Vittorio Daniele è professore ordinario di Politica economica all’Università «Magna Graecia» di Catanzaro, dove insegna anche Economia dello sviluppo. La sua attività di ricerca riguarda, in particolare, il ruolo dei fattori geografici e culturali nello sviluppo economico.

Di cosa parla «Il paese diviso»

Dalla fine dell’Ottocento, il divario economico tra Nord e Sud si è allargato e l’Italia è diventata un paese diviso. Perché il Sud non è sviluppato come il Nord? Partendo dalle condizioni economiche e sociali delle due aree alla data dell’Unità, il volume ne esamina il percorso di sviluppo fino ai nostri giorni. Affronta, poi, le diverse spiegazioni del ritardo meridionale: quella antropologica e genetica, quella socio-culturale e quella istituzionale. Inizialmente aggravato da scelte politiche, il divario Nord-Sud è cresciuto anche per l’azione di forze di mercato: per la peculiare geografia dell’Italia, il Mezzogiorno è diventato un’area economicamente periferica. Oggi, nell’epoca della globalizzazione, il divario sembra accentuarsi.

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