Si terrà domani, sabato 9 novembre, a Polistena presso le sedi della Cooperativa Valle del Marro-Libera Terra e Centro polifunzionale Puglisi, il 25° laboratorio esterno del progetto scientifico-didattico di Pedagogia dell’Antimafia, giunto al nono anno di attività e attualmente ospitato dal Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Unical.

50 universitari di Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria si recheranno nella Piana di Gioia Tauro per approfondire sotto la guida di don Pino Demasi, Referente del locale coordinamento di Libera, le strategie di resistenza territoriale al potere mafioso. Gli studenti dopo aver visitato le strutture confiscate ai clan reggini (i campi di Libera Terra presso Castellace di Oppido Mamertina), chiuderanno la giornata presso la sede di Libera ubicata a Polistena nel Centro Puglisi, soffermandosi sulle metodologie di contrasto culturale alla società mafiosa con gli attivisti del movimento antimafia.

«Andiamo a Polistena, afferma Giancarlo Costabile del Laboratorio di Antimafia, per far capire agli studenti in modo concreto, e non retorico, come mettere in discussione la cultura mafiosa e costruire una didattica dell’inclusione sociale in grado di affermarsi come progetto collettivo di speranza e riscatto per la nostra terra. Il lavoro di don Pino Demasi rappresenta qualcosa di straordinario per la Calabria e il Mezzogiorno, perché si possono misurare socialmente gli effetti della sua azione pedagogica e militante. Il nostro percorso formativo esterno alle aule universitarie – che ha toccato negli anni oltre alla Piana di Gioia Tauro, anche Palermo, Scampia, San Luca e le periferie di Cosenza –  nasce proprio con don Demasi il 30 novembre del 2011, quando ci recammo per la prima volta da lui a studiare sul campo le dinamiche criminali e il linguaggio del potere mafioso. E’ opportuno sottolineare, conclude Costabile, che i nostri ‘laboratori in situazione’ vengono svolti senza ricorrere all’utilizzo del denaro pubblico, come del resto tutte le altre nostre proposte culturali e pedagogiche. La parola che libera non può essere quella pagata, così come insegnava Paulo Freire, l’educatore brasiliano padre della Pedagogia della Liberazione. L’iniziativa di domani si chiuderà con l’adesione al locale coordinamento di Libera del Laboratorio di Pedagogia dell’Antimafia Unical».

 

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