Divise delle forze dell’ordine italiane vengono prodotte all’estero e addirittura fuori dell’Unione europea. A denunciarlo in una interrogazione ai ministri della Difesa e dell’Interno sono i deputati di Fratelli d’Italia Wanda Ferro,  Andrea Delmastro, Salvatore Deidda e Davide Galantino, richiamando l’inchiesta giornalistica dell’aprile 2019 con cui la trasmissione televisiva Report rilevava come le aziende con sede in Italia che producono le divise delle forze dell’ordine italiane abbiano delocalizzato la confezione delle stesse in stabilimenti situati in Romania e Moldavia per ridurre i costi.
Per i deputati di Fratelli d’Italia “questo comporta inevitabilmente a una chiusura degli stabilimenti italiani e una perdita di diversi posti di lavoro, considerato che gli operai tessili romeni guadagnano mediamente 290 euro e le aziende che delocalizzano possono approfittare delle vantaggiose imposte sulle società vigenti in quel Paese. Nel febbraio 2019, il Governo aveva dichiarato che si sarebbe impegnato a investire circa 100 milioni di euro nel prossimo triennio per nuove divise e accessori per almeno 30 mila donne e uomini delle Forze dell’Ordine, oltre agli stanziamenti del Decreto Sicurezza e della legge di Bilancio per le Forze di Polizia e Vigili del Fuoco. Questi stanziamenti andranno a beneficio delle stesse poche aziende italiane che producono abbigliamento per le forze dell’ordine  in Romania o Moldavia. Il 9 luglio scorso, inoltre, gli investigatori della Squadra Mobile di Roma – coordinati dalla Procura della Repubblica della Capitale – hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 31 indagati, tra i quali pubblici ufficiali – appartenenti alle Forze Armate con diverso grado – e imprenditori, accusati, tra l’altro, di frode nelle forniture, corruzione, turbativa d’asta ed altro negli appalti per gli approvvigionamenti delle Forze Armate. Le indagini, durate quasi un anno, inizialmente hanno fatto emergere episodi di frode contrattuale ai danni delle Amministrazioni dello Stato appaltanti da parte delle ditte aggiudicatarie della produzione dei nuovi distintivi di grado per le Forze Armate. L’inchiesta ha permesso di stabilire che i gradi in velcro da appuntare sulla divisa di Carabinieri e Guardia di Finanza, che avrebbero dovuto esser fabbricati in Italia, venivano fatti arrivare dal distretto industriale di Shenzen in Cina. Anche per i gradi metallici od i cosiddetti ‘tubolari’ da appuntare sulle spalle ci si rivolgeva alla Cina. La stessa triangolazione era pronta la anche per una gara di fornitura dei cappelli da Alpini che dalle ditte aggiudicatarie avrebbe portato alla fine in Oriente. Tutto questo con la compiacenza di funzionari e ufficiali infedeli”. Per questo Ferro, Delmastro,  Deidda e Galantino hanno chiesto al Governo “se è vero che le divise indossate dalle nostre forze armate e di polizia sono prodotte e  confezionate fuori dal territorio italiano e cosa intendano fare il Ministero della Difesa e dell’Interno per impedire la provenienza estera delle uniformi, allo scopo di favorire il rilancio del tessile italiano e bloccare i contributi indiretti a coloro che sfruttano le differenze salariali dei lavoratori per la minore presenza di tutele nei Paesi di produzione, arricchendosi sulle spalle dei lavoratori italiani”. 
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