Il carcere genera altri carcerati” e “Il giovane criminale” sono i titoli della lectio magistralis del Prof. Eugenio Raúl Zaffaroni e dello spettacolo teatrale di Salvatore Striano, in programma domani 29 maggio, alle 18.00 con ingresso libero nel Piccolo Teatro Unical. Il doppio appuntamento è stato organizzato dall’Università della Calabria, in particolare dal Dipartimento di “Scienze aziendali e giuridiche” e da quello di “Culture Educazione e Società”, nonché dal Corso di laurea in Giurisprudenza. Introdurrà il Prof. Mario Caterini, titolare della Cattedra di Diritto penale nell’Unical.

Lo spettacolo di Salvatore Striano trae spunto dalla sua vita. Nato nel 1972 nei quartieri Spagnoli di Napoli, ancora nel grembo materno ha vissuto la sua prima esperienza in carcere. Abbandonata la scuola all’età di sette anni, inizia a fare rapine. La camorra lo recluta per sfruttarlo quando insieme a un amico, entrambi minorenni, iniziano autonomamente un’attività di contrabbando di sigarette e di birre, scippi e ricettazione; quello che spacciano non è fumo ma calamite che prendono “dalle guarnizioni dei frigoriferi scassati” (vendevano questo tipo di fumo, solo a chi non ne capiva nulla). Sasà da “mariuolo” entra a far parte della camorra per difendersi. Da questa guerra nascerà il clan “Le teste matte”, ragazzi imbottiti di cocaina e così pazzi da sfidare i clan di Napoli. Dopo anni di detenzione in Spagna e poi nel carcere romano di Rebibbia, Sasà rinasce grazie ai libri e al teatro: Shakespeare ha dato una nuova direzione alla sua vita. Oggi, quando si rivolge ai giovani dice: “al mattino invece della sveglia alle sette, mettetela alle sette meno un quarto e per un quarto d’ora fate delle piccole prove di lettura. Magari, poi, fuori farete meno guai” (La tempesta di Sasà, Chiarelettere, Milano, 2016, p. 154). Riacquistata la libertà, l’ex camorrista è oggi un attore di successo di cinema e tv e da qualche tempo si sta cimentando nella regia. Ha recitato per Matteo Garrone in Gomorra e nel 2012 arriva la consacrazione con il film “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani (Orso d’oro al Festival di Berlino e David di Donatello).

La lectio magistralis del Prof. Eugenio Raúl Zaffaroni affronterà le tematiche del carcere e della sua capacità recidivante. Argomento avvalorato dai dati statistici che testimoniano che i detenuti affidati al circuito carcerario tornano a delinquere nel 68% dei casi, mentre il tasso di recidiva tra chi è affidato a misure alternative si ferma al 19%. Le tentazioni neosecuritarie spingono sempre più verso un sistema carcerocentrico come unica risposta che la politica riesce a dare alle paure dei nostri tempi, mentre la nostra Costituzione immagina una pena dal volto umano e con una capacità rieducativa e non desocializzante, come invece i tassi di recidiva dimostrano.

Raúl Zaffaroni, argentino, è uno dei più insigni studiosi della cultura penalistica e criminologica latinoamericana e mondiale. È professore emerito nell’Università di Buenos Aires; è stato Ministro della Corte Suprema Argentina e attualmente è Giudice della Corte interamericana dei diritti umani. Ha ricevuto 41 lauree honoris causa da Università di 13 Paesi, nonché, tra i tanti altri riconoscimenti, il Premio Jescheck dell’Asociación internacional de derecho penal, il Premio Stoccolma in Criminologia, il titolo di Grande ufficiale dell’Ordine della Stella della solidarietà italiana, la Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica federale tedesca, il titolo di Gran maestro dell’Ordine internazionale di criminologia del Ministero della Giustizia francese.

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