Una proposta di legge bocciata dai penalisti e non solo. Non a caso, ieri, la Giunta dell’Unione Camere penali aveva dichiarato lo stato di agitazione alla luce del recente emendamento del ministro della Giustizia, Bonafede, in tema di riforma della prescrizione. Ed in quella che è un’autentica levata di scudi dell’Avvocatura, con le varie associazioni forensi che a livello nazionale nelle ultime ore stanno facendo sentire il proprio dissenso, si inserisce l’intervento dell’avv. Ermenegildo Massimo Scuteri, presidente della locale camera penale “Alfredo Cantafora”.

“La Costituzione della Repubblica Italiana, all’articolo 111, riconosce e tutela il diritto affinché il processo abbia durata ragionevole – esordisce l’avv. Scuteri -.

Un processo che ha durata ragionevole costituisce garanzia per tutti: l’ingiustamente accusato vedrà cessare rapidamente il proprio calvario; il condannato potrà espiare la pena, pagare il suo debito con la Giustizia e reinserirsi nella società; la persona offesa dal reato potrà ottenere finalmente il giusto ristoro ai patimenti subiti”.

“Se tutto questo interverrà dopo anni ed anni – prosegue -, nessuna sentenza avrà più alcun senso, ci sarà chi avrà cambiato vita e chi non ci sarà più.

Del resto, questa considerazione prende le mosse dal preannunciato emendamento del Ministro della Giustizia Bonafede in tema di prescrizione del reato: ovvero la sospensione del decorso del termine di prescrizione del reato con la pronuncia della sentenza di primo grado e sino alla sua definitività.

Dando corso ai proponimenti “politici” del Ministro, si introdurrebbe, quindi, nel nostro Ordinamento Giuridico, una palese ed inaccettabile violazione dei dettami della Carta Costituzionale, ad oggi ancora baluardo nella difesa e nella tutela dei diritti e delle garanzie dei cittadini. Ossia di tutti noi”!

“L’essere avvocato – sottolinea il presidente della Camera penale di Catanzaro – non muta il grave pregiudizio prodotto dall’invocata, ennesima, riforma. Non stiamo proteggendo alcun interesse di categoria, tutt’altro. L’esito di quanto sostenuto dal Ministro sarebbe il collocare migliaia di persone, a vario titolo coinvolti in un processo penale come imputati o vittime, tra coloro che son sospesi… in una sorta di limbo giudiziario.

Ecco perché chiediamo il pieno coinvolgimento dell’opinione pubblica

Che si sia indagato od imputato o persona offesa, vittima del reato, la reale conseguenza del preannunciato intervento legislativo sull’istituto della prescrizione sarebbe deleterio. Esso consentirebbe, infatti, solo di aver maggior tempo per poter definire i processi, per emettere una sentenza. Attenzione, di condanna ma anche di assoluzione!

Ciò comporterebbe il rinvio della definizione del processo, altro che tempi rapidi. La cura è peggiore del male!

Se, invece, si vuol rispondere concretamente all’esigenza comune di celeri conclusioni dei processi, che nella specie risponda all’invocazione di imputati o di persone offese dal reato e dello stesso Stato Italiano, allora i tempi del processo devono essere ridotti e non prorogati artificiosamente, sol perché la “macchina della giustizia” non ce la fa.

Ma il punto è che per ridurre i tempi di celebrazione del processo, sempre nel rispetto delle norme, occorrono risorse, umane ed economiche. Economiche soprattutto, vale a dire più magistrati, più personale di cancelleria, più strutture idonee e degne del nome di palazzi di giustizia e di aule processuali. Invece, si ricorre al costo zero, ossia allungare i tempi di possibile celebrazione dei processi, sapendo di non incorrere nella scure della prescrizione”.

“Non è condivisibile – conclude – un ennesimo attacco ai valori fondamentali del nostro Ordinamento, ennesimo episodio di populismo legislativo/giudiziario.

Non è condivisibile che ciò accada in quello Stato che pretende di essere culla del diritto. Uno stato civile non abolisce la prescrizione, ma legifera perché i processi siano celebrati velocemente nel pieno ed assoluto rispetto dei principi e delle garanzie, principi e garanzie costruite nel tempo a tutela di tutti”.

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