Anche per quest’anno, attraverso Amarelli, Corigliano-Rossano partecipa alla XVIII edizione della Settimana nazionale della Cultura d’Impresa promossa da Confindustria dall’8 al 22 novembre. – La Calabria e la tradizione culturale arbëreshë. È, questa, la cornice entro la quale sarà ospitata oggi, venerdì 8 novembre, alle ore 18, nell’Auditorium Alessandro Amarelli, la presentazione del libro L’albero della fortuna dello scrittore calabrese Carmine Abate.

A regola d’arte. L’italia delle culture d’impresa: inclusiva e sostenibile. È, questo, il tema dell’edizione 2019 della Settimana della Cultura d’Impresa nella quale si inserisce anche l’ormai tradizionale ed attesa programmazione socio-culturale Amarelli.

Inclusivo e sostenibile. È, questo, il modo di fare impresa oggi, perseguendo l’interesse generale senza rinunciare ai risultati di bilancio. Con questa riflessione, anche a Corigliano-Rossano così come in tutto il Paese, si porterà al centro dell’attenzione del sistema associativo la capacità del tessuto imprenditoriale di evolversi e di innovarsi continuamente, seguendo le traiettorie di cambiamento stimolate dalle trasformazioni sociali, economiche e ambientali, a livello nazionale e globale. La cultura d’impresa si rivela un alleato efficace per preservare la storia e l’identità delle aziende senza frenarne il progresso e contribuisce al consolidarsi di un modello virtuoso di intrapresa. L’obiettivo, condiviso da Confindustria e da Amarelli, resto quello di valorizzare la capacità del tessuto imprenditoriale di evolversi e di innovarsi continuamente, seguendo le traiettorie di cambiamento stimolate dalle trasformazioni sociali, economiche e ambientali, a livello nazionale e globale. La cultura d’impresa per questo si rivela un alleato efficace per preservare la storia e l’identità delle aziende senza frenarne il progresso

L’albero della fortuna. – Succede ogni estate, a fine giugno. Inizia il tempo dei bottafichi – i fioroni. Il momento più bello dell’anno: un’esplosione di sapori, profumi, calore. I bottafichi sono una passione quasi ossessiva per Carminú, che tutte le mattine, finita la scuola, lotta contro quelle strunze delle grisce – le ghiandaie – per aggiudicarsi i frutti migliori. Insieme a lui Mario e Vittorio, i suoi inseparabili amici d’infanzia. Li unisce un legame purissimo, fatto di corse in giro per la campagna a rubare frutta e uova, di partite a calcio, di segreti condivisi. Sono compari, si sono cioè scambiati a vicenda un garofano rosso in segno di eterna amicizia. Un’estate felice e spensierata sembra attendere Carminú, le cui notti sono, però, tormentate da un incubo. Un incubo che ha vissuto realmente anni prima, quando suo padre era partito per la Germania, e che ora non vuole rivivere più. In quei giorni, Carminù comincia a frequentare il novantenne nuni Argentì, ritornato a Spillace dopo una vita da emigrato. Quest’uomo solitario, intriso di malinconia e sapienza, darà a Carminù le chiavi per decifrare un mondo che, a quell’età, si va facendo sempre più ingarbugliato e gli racconterà perché il tanto amato fico è considerato l’albero della fortuna. In una Calabria dal sapore antico, tra la pasta al forno e le polpette dell’adorata mamma, i capelli biondi di Rosalba, l’ammirazione sconfinata per un padre con cui condivide gli stessi occhi, «cosi? profondi che si mangiano il mondo», Carminù si prepara ad affrontare le grandi prove che lo porteranno verso l’età adulta.

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