Si è conclusa martedì 25 giugno la decima edizione dell’International Workshop on Applied Economics of Education che ha visto la presentazione su due giorni di 57 studi originali e innovativi nel campo dell’economia dell’istruzione.

I circa 60 partecipanti provenienti da alcune delle migliori università europee e del mondo sono stati accolti dal discorso di benvenuto del Magnifico Rettore Giovanbattista De Sarro dell’Università Magna Graecia che ha stressato l’importanza di queste tematiche di studio per la ricerca e per lo sviluppo dell’Università. Successivamente, il Prof Donato, Presidente della Fondazione Magna Graecia, ha portato i saluti del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia.

La conferenza è organizzata, fin dal 2010, dal Prof. Giuseppe Migali dell’Università Magna Graecia in collaborazione con la Lancaster University (Gran Bretagna) e recentemente in partenariato con la Norwegian University of Science and Technology.

Si tratta della decima edizione di una conferenza che negli anni si è affermata come la più importante in Europa nel settore dell’economia dell’istruzione. In questi dieci anni, sono pervenuti 1361 studi e di questi ne sono stati selezionati e presentati 561.

Fin dal 2010 hanno partecipato accademici e studiosi dalle più prestigiose università del mondo. Quest’anno sono prevenuti circa 150 articoli originali e il comitato scientifico, composto da illustri economisti, ne ha selezionati circa 57.

La prima giornata si è svolta con 2 sessioni parallele nelle quali sono stati presentati lavori sulla relazione tra salute ed istruzione, crimine ed istruzione, l’effetto della performance dei compagni di classe sulla propria performance, l’effetto delle migrazioni sui risultati scolastici, l’effetto dell’istruzione sui risultati nel mercato del lavoro e l’effetto della religione sull’istruzione.

La lezione magistrale della Professoressa Petra Todd dell’University of Pennsylvania (USA) ha discusso la relazione tra personalità degli studenti, istruzione e probabilità di trovare un’occupazione intellettuale o manuale. Lo studio presentato mostra come alcuni tratti della personalità siano delle forti determinanti dei risultati in termini di anni di istruzione ottenuti e anche in termini di salari e probabilità di occupazione. In particolare, gli studenti che ottengono risultati elevati nei test sulla personalità ottengono migliori risultati educativi e occupazionali. Inoltre, lo studio ha analizzato l’effetto delle politiche di riduzione della tassazione universitaria e dell’innalzamento dell’obbligo scolastico dimostrando che queste politiche hanno forti effetti anche sugli studenti che ottengono risultati negativi nei test sulla personalità.

Nella prima sessione parallela Hans Sievertsen dell’Università di Bristol ha mostrato che un’eccessiva prescrizione di antibiotici ai bambini con lievi malattie può avere effetti negativi sullo sviluppo delle loro abilità cognitive. Un altro lavoro sull’autonomia scolastica e la criminalità giovanile ha mostrato che nelle aree in cui le scuole hanno ottenuto una maggiore autonomia si sono registrati meno casi di criminalità e furti.

Shqiponja Telhaj dell’Università del Sussex ha mostrato uno studio sull’effetto della secolarizzazione forzata sulla scolarizzazione femminile mostrando come l’abolizione “per legge” delle pratiche religiose nell’Albania degli anni 60 abbia portato ad una maggiore scolarizzazione delle donne.

La prima giornata si è conclusa con la seconda lezione magistrale tenuta dal professor Scott Carrell dell’University of California Davis, che ha illustrato uno studio sperimentale che mostra come una maggiore attenzione e supporto da parte dei professori migliora le performance degli studenti.

La seconda giornata ha visto la presentazione di una serie di lavori sui temi delle scelte scolastiche, sul ruolo dei modelli positivi nel mitigare le differenze di genere nelle scienze, sulle determinanti della scelta di una intraprendere la carriera nell’insegnamento. Inoltre, sono stati presentati studi sull’effetto dell’età di iscrizione a scuola sulla performance degli studenti, sulla validità degli strumenti di valutazione dell’insegnamento, sull’assenteismo e sull’effetto dei disincentivi all’utilizzo degli smartphones in classe.

Il Prof. David Figlio della Northwestern University(USA) ha tenuto una lezione magistrale sull’effetto della presenza di studenti immigrati nelle classi sui risultati scolastici degli studenti nativi. Lo studio dimostra che, contrariamente a quanto si possa pensare, avere un’elevata proporzione di studenti immigrati nella classe migliora la probabilità di ottenere buoni voti in matematica. L’effetto positivo è maggiore per gli studenti provenienti da famiglie con un background socio-economico svantaggiato.

Marion Monnet della Paris School of Economics ha presentato un lavoro sperimentale sull’effetto dell’esposizione a modelli femminili positivi di tipo accademico o professionale sulla scelta di percorsi di specializzazione in materie scientifiche delle giovani studentesse. Il suo studio ha dimostrato che sia in ambito accademico che professionale avere una figura femminile di riferimento incoraggia le ragazze a scegliere i percorsi scientifici riducendo così le differenze di genere.

Il programma completo è disponibile sul sito del convegno all’indirizzo www.iwaee.org.

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