Per Cina, Corea del Sud e Stati Uniti è sempre più agevole stare sul mercato e, soprattutto, esportare i prodotti su scala internazionale.
Mentre per Canada, Francia, Germania, Giappone e Italia il quadro è nettamente peggiorato negli ultimi 10 anni. La crisi globale e le recessioni locali hanno messo in discussione la capacità di competere dei principali paesi industriali a livello mondiale dal 2009 al 2019.
La competitività, misurata con un indice dei prezzi alla produzione manifatturiera, è salita di quasi 12 punti per la Cina, di 10 punti per la Corea del Sud e di oltre 13 punti per gli Stati Uniti; mentre è calata di 8 punti per il Canada, di 9 punti per la Francia, di 7 punti per la Germania, di ben 16 punti per il Giappone e di quasi 7 punti per l’Italia.
Questi i risultati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa sulla competitività dei 12 paesi più industrializzati su scala mondiale, secondo la quale la Cina è in cima alla classifica. «Per il made in Italy lo spread sulla competitività dei prezzi dei prodotti manifatturieri è più grave di quello sul debito pubblico italiano: c’è un divario che si va allargando sistematicamente e non si fa nulla per invertire la tendenza» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
 
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, la Cina con 128,8 punti è il paese con il più alto indice di competitività relativi ai prezzi della produzione manifatturiera: il dato è in crescita di 11,8 punti rispetto al 2009 quando l’indice era a quota 117 (124,3 nel 2014).
Al secondo posto si piazza il Belgio con 116,5 punti: un dato stabile (+0,2) rispetto ai 116,3 punti del 2009 (115,3 punti nel 2014).
In terza posizione, i Paesi Bassi con 112,7 punti, in leggero calo (-0,6) rispetto ai 113,3 punti di 10 anni fa (113,8 punti nel 2014). Segue, poi, la Spagna: ma i suoi 197,6 punti risultano in flessione (-2,9) rispetto ai 110,5 punti del 2009 (108,8 nel 2014). Quinto posto nel ranking della competitività per gli Stati Uniti che risultano in netta crescita (+13,5 punti) a 104,2 punti: erano a quota 90,7 punti nel 2009 e a 93,7 punti nel 2014.
Gli Usa hanno scavalcato il Canada che dai 111,4 punti del 2009 è sceso (-8,5) a quota 102,9 (112,6 punti nel 2014). Sotto quota 100 punti c’è l’Italia: il calo di 6,7 punti registrato tra il 2009 (103,5 punti) e il 2019 (96,8 punti), ferma il nostro Paese al settimo posto (99 punti nel 2014).
Ottava posizione per la Corea del Sud passata da 81 punti del 2009 a 91,7 punti del 2019 (94,9 punti nel 2014). A seguire, la Francia, calata di 9,3 punti a 90,8 punti nel 2019 dai 100,1 del 2009 (94,6 punti nel 2014).
In discesa anche l’indice di competitività della Germania, diminuito di 7,2 punti dai 96,4 del 2009 agli 89,2 del 2019 (89,7 nel 2014). Penultimo posto per il Regno Unito: l’aumento di 1,2 punti da 78,7 del 2009 (86 nel 2024) a 79,9 punti del 2014 non è stato sufficiente a scalare la classifica. Fanalino di coda è il Giappone: con un calo di 16,3 punti è sceso a 64,1 punti nel 2019 dagli 80,4 punti del 2009 (62,8 nel 2014).
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