“Nella logica autonomista avviata col fu Governo Gentiloni dalle Regioni  Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, i diritti (quanta e quale istruzione, quanta e quale protezione civile, quanta e quale tutela della salute) saranno, incredibilmente, rapportati al gettito fiscale del territorio di competenza.  Un bell’affare, per il Paese e per il Mezzogiorno! Per la stima delle risorse che lo Stato dovrebbe trasferire alle Regioni per le nuove competenze, si prevede, infatti,  di calcolare i  ‘fabbisogni standard’ non solo sulla base dei bisogni specifici della popolazione e dei territori (quanti bambini da istruire, quanti disabili da assistere, quante frane da mettere i sicurezza), ma anche del gettito fiscale. Cioè: della ricchezza dei cittadini”.

E’ quanto afferma il presidente del Gruppo misto in Consiglio regionale Fausto Orsomarso, che non si capacita “della poca attenzione sull’argomento,mentre le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, si danno da fare per accaparrarsi maggiori risorse”.

Aggiunge: “Tutta la demagogica propaganda sulla ‘Costituzione più bella’ che ha spesso visto  tante anime candide lanciare allarmi reboanti in difesa della democrazia, è messa a nudo con quest’operazione scellerata, che, se non fermata per tempo, spaccherebbe il Paese e acuirebbe a dismisura i guai storici del Mezzogiorno italiano”.

Orsomarso ha  presentato in Consiglio regionale un Ordine del giorno finalizzato “a fermare la  disuguaglianza di trattamento che ne scaturirebbe – nello stesso Paese e con lo Stato acquiescente –  tra Regioni e cittadini più abbienti e meno abbienti”. Spiega cos’è accaduto: “Le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna  hanno avviato percorsi per l’ottenimento di autonomia su alcune materie ai sensi dell’art 116 della Costituzione. Il  percorso per l’ottenimento dell’autonomia è stato avviato il 28 febbraio 2018 con la sottoscrizione, a soli tre giorni dalla data fissata per le elezioni politiche del 4 marzo, degli accordi tra il Sottosegretario Bressa (Governo Gentiloni) ed i governatori Maroni (Lombardia), Zaia (Veneto) e Bonaccini (Emilia Romagna).

Le proposte delle tre  Regioni cavalcano un vuoto normativo denunciato più volte dalla Corte costituzionale, ossia la mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili da garantire in misura omogenea a tutti i cittadini italiani, i cosiddetti Lep. L’art. 116 della Costituzione prevede il diritto delle Regioni a presentare richieste motivate per ottenere  l’autonomia sulle materie identificate, restando, però, una prerogativa dello Stato decidere se concedere o meno  l’autonomia richiesta, che quindi non si ottiene  in virtù del solo esito referendario”.

A fronte di tutto ciò, ad avviso di Orsomarso, “Regioni come la Calabria hanno il dovere di far comprendere che  il modello di autonomia previsto non è attualmente praticabile senza violare i principi di uguaglianza e di solidarietà garantiti dalla Costituzione. E’ evidente, infatti, che il maggior gettito prodotto dalle Regioni del Nord richiedenti maggiore autonomia e competenze, verrebbe da queste trattenuto fino al 90% circa e sottratto al fine perequativo attualmente garantito dallo Stato, in ottemperanza ai principi costituzionali”.

Di seguito: “Bene il federalismo,  ma con uno Stato forte e unito! Cedendo sovranità e competenze senza aver fissato quantomeno i Lep, si rischia solo una disgregazione e l’accentuarsi del gap storico tra Nord e Sud”. Argomenta il Presidente del Gruppo misto: “Parlare di autonomia, di sole due o più Regioni, e non di federalismo né di Presidenzialismo e neppure di un Piano per il lavoro e di livelli essenziali delle prestazioni, significa distruggere il Paese”. Cosicché, “avendo appreso – sottolinea Orsomarso –  che anche la Regione Calabria sta partecipando a riunioni per la negoziazione di ambiti di autonomia e che,   per chiedere al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere ed a tutti i parlamentari di fermare questo processo disgregativo, è stata avviata una petizione sottoscritta da economisti, storici e docenti universitari dal titolo ‘No alla secessione dei Ricchi’, l’Ordine del giorno da me proposto intende impegnare la  Giunta regionale a richiedere al Governo che nessun trasferimento di poteri e risorse sia attivato, fin quando  non siano definiti i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”; e che il trasferimento di risorse, sulle materie assegnate alle Regioni, sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza”.

Inoltre, “l’Ordine del giorno chiede alla Giunta regionale di opporsi  in Conferenza Stato – Regioni ai provvedimenti che il Governo proporrà per concedere l’autonomia alle tre Regioni, finché non saranno preventivamente approvati definitivamente i suddetti Lep”. Sempre l’Ordine del giorno chiede “di incaricare l’Avvocatura regionale per predisporre con cadenza quindicinale un rapporto dettagliato da trasmettere al Consiglio regionale sull’iter dei procedimenti legislativi e sui negoziati tra Governo e Regioni, al fine  di consentire, in ogni momento, al Consiglio regionale  di avere  il quadro completo, necessario  per presentare opposizione dinanzi alla Corte Costituzionale a tutela dei diritti dei cittadini calabresi”.

Infine, l’Ordine del giorno propone di “sospendere qualsiasi attività propria della Giunta o dei singoli Assessori per la negoziazione di materie in autonomia  per conto della Regione Calabria su qualsivoglia materia, senza la preventiva discussione in Consiglio regionale e fin quando lo Stato non avrà definito i Lep; chiedendo, al contempo, il supporto dello Stato per creare le condizioni di vero federalismo regionale, partendo da un corposo Piano per il lavoro  che supporti il Sud in azioni concrete atte a ridurre drasticamente  la migrazione dei giovani meridionali verso le regioni settentrionali”.

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